Ci scrive Jasmine dallo Zambia - più precisamente da "Pamodzi Ndi Ana", dove quest'anno OVCI ha raccolto l'invito ad inviare un gruppo di volontari per un'esperienza breve. La proposta del Volontariato breve estivo, infatti, che OVCI lancia dal 1997, ha avuto negli scorsi anni un violento STOP dovuto all'emergenza sanitaria da Covid-19. Quest'anno i ragazzi sono finalmente potuti partire: il primo gruppo per il Brasile e il secondo per lo Zambia, dove si trova tuttora. La meta Ecuador infatti è ancora inaccessibile per esperienze di questo tipo. Per fortuna Simonetta ed Enrico, grandi amici di OVCI, ci sono venuti incontro con la loro ospitalità e i volontari sono quindi finalmente riusciti a coronare il sogno di partire!
La prima settimana in Zambia è volata ed è difficile dare un nome alle emozioni provate in questi giorni.
Il primo giorno del workshop abbiamo cominciato con le presentazioni, per le mamme o figure di riferimento dei bambini venuti per essere visitati presso il centro, e qui ho incontrato la prima difficoltà: comprendere i nomi di ognuno di loro.
Dopo di che abbiamo cominciato a giocare con loro, e qui ho incontrato altre difficoltà: intrattenere un bambino con disabilità con cui non mi ero mai rapportata prima e con il poco materiale a disposizione qui. Il paragone con quello che avremmo potuto fare in Italia è grandissimo: ci si rende conto di quanto abbiamo noi e della differenza tra i nostri mondi, e per quel che mi riguarda mi fa sentire davvero piccola e fortunata al tempo stesso.
Nonostante le difficoltà ce la siamo cavata e vedere i bambini sorridere è stata la cosa più bella! Mi sono sentita subito accolta da Simonetta ed Enrico, i loro figli e tutte le persone che lavorano qua a Pamodzi Ndi Ana.
ll terzo giorno siamo andati in giro con Enrico, il quale doveva controllare dei cantieri legati a progetti che stanno portando avanti. Abbiamo visitato una maternity e tre scuole. È stato il giorno più tosto di tutti e quello che più mi ha spezzato il cuore. Una delle scuole era aperta: c'erano studenti che stavano facendo lezione e tutti volevano salutarci. Dopo averci chiesto i nostri nomi, i bambini hanno cominciato a fare domande e richieste: una di queste è stata di portare loro tanti libri di matematica... È una richiesta che non mi sarei mai aspettata di sentire da parte di bambini e mi ha lasciato senza parole. Quello che ho pensato è stato: "Non è giusto!!"
Sono tornata a casa svuotata, con il cuore infranto e anche un po' di rabbia.
Ma l'Africa non è solo questo: è positività, è forza, è voglia di vivere, è colori, è sorrisi e accoglienza, è un paesaggio mozzafiato con tramonti che ti lasciano ammaliata.
Prima di partire tante persone mi hanno detto di stare attenta al mal d'Africa: ora sto cominciando a capire cosa intendessero.
Jasmine