Ormai sono a ridosso della partenza e, in quanto donna in servizio mi sono chiesta come sia arrivata ad intraprendere questa scelta, provando a rispondere a più riprese alla domanda: “Cosa significa essere una donna di pace?”. Banale dire che una definizione non l’abbia trovata. Posso dire però che questo percorso, ancora a suoi esordi, si sta già caratterizzando per la sua potenza evolutiva.

Nel mio ideale, una volontaria in Servizio Civile non deve essere necessariamente un tecnico, tuttavia credo debba essere mossa dal desiderio di spendere la propria energia per l'altro con la convinzione che questo sia per lei stessa fonte di arricchimento. Il mettersi in viaggio pone delle sfide, richiede di inventare e scoprire nuove istanze della propria persona, mantenere alto il vigore e lo spirito di servizio.

La Cina mi ha fatta sentire più volte spezzata in due, sia perché rappresenta per me quanto di più contraddittorio e affascinante abbia mai scoperto, sia perché mi porta lontano dai miei affetti. In fondo, però, anche la Cina rappresenta uno dei miei affetti, e ogni tanto torna a chiamarmi. Adesso seguo la sua chiamata con una nuova consapevolezza e nuovi desideri. Pronta e impaziente di accogliere e raccogliere.

Ho scelto di candidarmi per il progetto dei Caschi Bianchi per l’inclusione delle persone con disabilità in Cina perché le tematiche dell’inclusione sociale in questo Paese sono per me di grande interesse e hanno rappresentato un oggetto di studio importante nella mia formazione. Non appena sono venuta a conoscenza di questo progetto, ho pensato che rappresentasse un’opportunità unica di crescita professionale e personale.

Il progetto affronta delle criticità importanti che riguardano le disuguaglianze nella società cinese e l’azione che OVCI svolge sui due fronti interconnessi della riabilitazione e formazione - insieme ad un approccio olistico attento alle esigenze del singolo - rappresenta un’opportunità di conoscenza delle reali difficoltà che le ONG incontrano nel territorio cinese, di vedere quello che normalmente dai media o dall'informazione generalista non si vede, e in un certo senso dare voce ai minori con disabilità e alle famiglie che concretamente vivono in condizioni svantaggiate.

YunnanSin da subito il percorso con il Servizio Civile ci ha richiesto di essere flessibili e pronte alla possibilità di diversi cambi di programma. Per mesi abbiamo avuto l’incertezza sulla nostra concreta partenza, e al momento, stiamo svolgendo le attività da remoto. La mia compagna civilista ed io attendiamo con ansia di salire sull’aereo per arrivare a Pechino, conoscere di persona i membri del team e i bambini del centro. Ci aspettano alcuni ostacoli burocratici e settimane di quarantena, ma questo non ci ha fatto perdere la motivazione, anzi: credo forse che l’attesa stia aumentando il nostro desiderio di iniziare questa esperienza.

Prima di iniziare ad approcciarci in modo specifico al progetto di OVCI e all’ambito di intervento, gli Enti hanno dedicato a tutti i civilisti in partenza una lunga formazione generale, durante la quale siamo stati messi alla prova in più modi: abbiamo scritto, letto, recitato, dibattuto e fatto i più disparati lavori di gruppo. Spesso ci è stato chiesto di uscire dalla nostra zona di comfort, di esporci ed essere, in un certo senso, “militanti”. A tratti è stato sfidante, ma si è creata una piacevole situazione di scambio reciproco, durante la quale ci siamo sforzati per dare il nostro meglio per conoscerci, metterci in discussione e collaborare. Questo ci ha permesso di conoscerci meglio e testare noi stessi in situazioni nuove e, di conseguenza, consolidare o cambiare i nostri punti di vista e argomentazioni. Sono stati favoriti enormi spazi di dialogo e discussione, durante i quali abbiamo fatto emergere i nostri dubbi, le nostre paure, ma anche le nostre aspettative e il nostro grande entusiasmo verso i diversi progetti.

Dopo due settimane di formazione online, abbiamo trascorso quattro giorni a Barzio nella sede del COE. Siamo stati tutti insieme, ci siamo conosciuti e divertiti nell’imparare e condividere, abbiamo trascorso dei momenti umanamente molto intensi e che mi hanno fatta sentire nel posto giusto, circondata dalle persone giuste, unite a fare qualcosa di giusto. Ecco perché tutto questo tempo è fondamentale per permetterci di sviluppare la consapevolezza necessaria ad affrontare questa esperienza responsabilmente e con la giusta motivazione.

Il nostro incarico è partito alla fine di giugno e ad oggi lavoriamo quotidianamente con il team di OVCI e con la controparte locale, Womende Jiayuan. Stiamo pian piano entrando in contatto con loro, familiarizzando con la struttura in Cina e la realtà che è pronta ad accoglierci.

Siamo ancora in una fase formativa del progetto e ritengo che questo sia un tempo molto prezioso.

Durante il mio percorso accademico in studi di lingua cinese e relazioni internazionali ho avuto la possibilità di vivere in Cina e fare delle esperienze di volontario nella cooperazione internazionale; tuttavia prestare servizio per un intero anno per OVCI significa davvero entrare in contatto con storie difficili da ascoltare e nuovi ambiti di studio.

Credo che per lavorare nell’ambito della riabilitazione e dell’inclusione di bambini con disabilità sia necessario un buon livello di consapevolezza, che non riguarda soltanto i valori che rispecchiano la scelta fatta, ma anche l’acquisire delle competenze sulle materie e l’ambito scientifico entro cui si va ad operare.

Iniziare a formarsi ora sulle patologie su cui intervengono gli operatori del Centro di Valutazione e Guida è qualcosa di molto diverso da ciò che ero solita studiare e mi sta permettendo di comprendere la complessità che caratterizza il contesto in cui andrò a prestare servizio. Per queste ragioni sto apprezzando molto il tempo che viene dedicato alla nostra formazione.

Ad oggi, all’inizio del mio sevizio, mi sento incaricata di una responsabilità verso la mia coscienza e verso le persone da cui sarò circondata. È passato tempo dalla mia ultima partenza per la Cina ed oggi più che mai attendo di tornarci, con un vigore rinnovato e nuove domande a cui dare risposta.

L’augurio che faccio a me stessa e a tutti i civilisti in partenza è che questo anno di servizio all’estero possa portarci più vicini all’essenza delle cose e ci consenta di riconoscerla sempre. Che tutti possiamo essere attenti, generosi e intelligenti nell’accogliere gli insegnamenti da luoghi pieni di nuovi volti e nuove storie.

Buon servizio!

Martina Pederzoli, Casco Bianco SCU con OVCI in Cina

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