Ero con Ada, mia compagna SCU, in una delle ultime tappe del nostro viaggio nello Yunnan, una provincia meridionale della Cina al confine con il Tibet e con i paesi del sud est asiatico di Myanmar, Laos e Vietnam. La collocazione geografica dello Yunnan risulta un dato molto interessante se si pensa alle diverse influenze culturali che la prossimità con queste regioni ha determinato. Prima fra tutte - piuttosto evidente per chi ha studiato cinese mandarino - la lingua, o meglio le lingue in cui ci si imbatte viaggiando da nord a sud della provincia, che, all’orecchio, suonano pressoché lontane dal cinese standard.

IMG 0212E quindi nel remoto Yunnan, distante da Pechino circa 3000 chilometri, una delle nostre ultime tappe è stata Pugaolao, uno dei tanti villaggi dalle case con i tetti di paglia che costellano le risaie di Yuanyang, o, come le chiamano in cinese, titian, “campi terrazzati” per via della loro conformazione a terrazze. Fra le terrazze il sole si specchia con giochi di luce sempre diversi, ci si imbatte di frequente in bufali al pascolo fra le strade strette e scoscese, in donne e uomini – e a volte bambini – di etnia Hani intenti a bruciare sterpaglie e guidatori più o meno abusivi che fanno spola fra un villaggio e l’altro.

Al nostro arrivo a Pugaolao ci accoglie nel suo ostello il signor Lu, un uomo di mezza età dal sorriso gentile, assieme a Bambù, il cane mascotte dell’ostello. Originario di Guangzhou, metropoli nella provincia meridionale del Guandong, il signor Lu una decina d’anni fa decise di trasferirsi fra le risaie per costruire da zero il suo ostello: il Greenhostel, come suggerisce il verde dell’orto che circonda le ampie vetrate da cui si irradia luce e tepore.

IMG 0216Durante il nostro soggiorno, abbiamo appurato che col tempo il Greenhostel è diventato rifugio sicuro per alcune bambine e bambini del villaggio, che si radunano lì per trascorrere il loro tempo libero leggendo, cucinando, ascoltando le lezioni di vita del signor Lu, organizzando lunghe passeggiate fra le risaie o semplicemente giocando tra di loro. Un modo di stare insieme che si nota di rado fra i bambini che vivono a Pechino, la cui vita sembra essere molto più dedita ai doveri da studente o alle attività extrascolastiche scelte dai loro genitori, e se li si vede giocare nei parchi sono solitamente sempre sotto l’occhio vigile dei nonni. Probabilmente questo sarebbe difficile a Yuanyang, dal momento che le persone anziane sono perlopiù impegnate a lavorare nei campi terrazzati. Ciò che tuttavia mi ha particolarmente colpito di quei bambini è stata la loro maniera “adulta” di comportarsi: l’indipendenza nel girare da soli o l’autonomia nel farsi da mangiare; il provvedere a se stessi senza che ci fosse necessariamente una figura adulta nei paraggi; il modo spigliato e disinvolto che avevano di rivolgersi a noi e al signor Lu che, dal canto suo, trattava i bambini alla stregua di suoi pari.

Questo incontro mi ha portato a riflettere su quanto le coordinate geografiche e la conformazione dei luoghi determinino i rapporti sociali sin dai primi anni di età e come il percorso di crescita non sia definito a priori. Come sostiene Barbara Rogoff in La natura culturale dello sviluppo, “L’orientamento culturale sottolinea che culture differenti possono aspettarsi particolari capacità dai bambini in periodi molto diversi dell’infanzia, e considerare sorprendenti o anche pericolose le tabelle di marcia di altre culture. […] A che età lo sviluppo mentale dei bambini consente loro di essere responsabili degli altri? O a che età il livello di coordinazione e di giudizio consente ai bambini di maneggiare oggetti affilati senza correre rischi?”

Il giorno del nostro arrivo a Pugaolao, dopo qualche piacevole chiacchiera sul suo ampio balcone, il signor Lu ci invita a cena per un barbecue assieme a lui e ai bambini, per cui Ada e io ci offriamo di contribuire con qualche bibita. Non sapendo bene dove recuperare bevande nel bel mezzo del villaggio zigzagando fra mucche e galline, il signor Lu chiede a una delle bimbe di farci strada, dicendole: “accompagna le ragazze a cercare della birra”.

Una volta recuperato l’occorrente, torniamo in ostello e ci raduniamo attorno al tavolo assieme al signor Lu, Bambù e le bimbe che armeggiavano sulle braci ardenti con ferraglie e spiedini di carne e tofu...

Giulia Zinni, Casco Bianco SCU con OVCI in Cina

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