Chi è un fisioterapista senza frontiere?
A colpo sicuro: un/a che pensa che la sua professionalità raggiunga il massimo della sua realizzazione quando può utilizzare i suoi saperi non in modo "mercantile", ma per facilitare la piena realizzazione di qualcuno che non è a portata di mano.
Che cos'è l'associazione Fisioterapisti senza Frontiere-FSF?
Una roba veramente tosta.
Suggerisco un giretto sul sito fisioterapistisenzafrontiere.org che presenta in modo molto efficace stili, progetti e proposte.
L'anno scorso OVCI ha festeggiato 40 anni, i Fisioterapisti senza Frontiere 25.
In questi anni ci si è incrociati spesso, e non per caso.
Ci accomuna la voglia di mettere le istanze delle persone con disabilità nell'agenda pubblica, senza accettare la scusa del "questo paese non può permettersi il lusso di investire per queste persone" (non sono parole di un leader del sud del mondo, lo disse un ministro italiano, ndr).
Ci accomuna la passione per la riabilitazione, intesa non come insieme di tecniche per aggiustare bambole rotte, ma come attenzione alla dignità ed alla qualità della vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Ci accomuna la curiosità per il metodo dello Sviluppo Inclusivo su Base Comunitaria-SIBC, che tutte le Organizzazioni internazionali considerano ormai ineludibile per il sud del mondo.
Ci accomuna la curiosità di capire come fare, imparando dal sud del mondo e dai progetti su base comunitaria, ad alzare il livello etico delle prestazioni nei paesi ricchi, provando a sfuggire alle logiche protezionistiche ed autoreferenziali che a volta rendono il fisioterapista un professionista tutto sanitario, avulso dalla globalità dei diritti e dalla vita vera nella sua quotidianità.
Ci accomuna l'idea che "il bene va fatto bene": gran parte dell'attività dei FSF è dedicata alla formazione, che viene programmata con grande attenzione ai dettagli e alla coerenza tra azioni e valori.
Il 18-19 novembre scorso, FSF ha organizzato un corso introduttivo alla riabilitazione nella cooperazione internazionale e mi ha invitato a parlare di cooperazione in una ONG e a presentare il Servizio Civile Universale. Ho ritrovato alcune persone che c'erano venticinque anni fa: qualche capello bianco, ma la stessa inesauribile passione, i contatti sempre freschi con chi sta lavorando davvero al di là delle frontiere e la voglia di confrontarsi con l'entusiasmo dei più giovani. E infatti ho anche incontrato diversi giovani fisioterapisti, competenti ed entusiasti, che non potevano credere che non ci fossero stati fisioterapisti tra i candidati a partire per il Servizio Civile all'estero con OVCI - come è invece accaduto negli anni pre Covid.
Sono uscita con un bel po' di spunti per migliorare la capacità di OVCI di intercettare queste energie e provare a valorizzarle nei progetti nel sud del mondo.
Ne vale la pena!
Claudia Corsolini, Presidente OVCI