Ci scrive Riccardo dallo Zambia, dove quest'anno OVCI ha raccolto l'invito ad inviare un gruppo di volontari per un'esperienza breve. La proposta del Volontariato breve estivo, infatti, che OVCI lancia dal 1997, ha avuto negli scorsi anni un violento STOP dovuto all'emergenza sanitaria da Covid-19. Quest'anno i ragazzi sono finalmente potuti partire: il primo gruppo per il Brasile e il secondo per lo Zambia, dove si trova tuttora. La meta Ecuador infatti è ancora inaccessibile per esperienze di questo tipo. Per fortuna Simonetta ed Enrico, grandi amici di OVCI, ci sono venuti incontro con la loro ospitalità e i volontari sono quindi finalmente riusciti a coronare il sogno di partire!
Sono passati solo tre giorni da quando siamo atterrati in Zambia e le emozioni vissute sono tantissime e difficilmente descrivibili e spiegabili.
Dopo quasi due anni di incontri di preparazione con gli altri volontari, sono partito decidendo di essere il più spensierato possibile, ma una volta arrivato questo è stato quasi del tutto irrealizzabile.
Siamo atterrati domenica mattina e ad aspettarci fuori dal bellissimo aereoporto di Lusaka c’erano Enrico e Simonetta, le due persone fondatrici di "Pamodzi Ndi Ana" (che significa "Insieme ai bambini"), una "ONG locale nata nel 2006 da persone che amano lo Zambia e hanno a cuore le sue persone, specialmente i bambini" [dal sito ufficiale].
Queste due persone che abbiamo conosciuto le ritengo particolarmente speciali, perché hanno avuto il coraggio di dedicare la loro intera vita agli altri.
La loro associazione copre un’area di circa 250 kilometri che comprende anche la città di Chipata, luogo dove in questo momento ci troviamo.
Le prime emozioni forti le ho vissute poco dopo la partenza da Lusaka con direzione Chipata: 9 ore di pulmino lungo l’unica strada spesso dissestata che portava alla nostra destinazione.
Durante questo lungo trasferimento, quello che mi ha colpito maggiormente sono stati i bambini e gli sguardi che ponevano nei confronti di questo pulmino con al suo interno un gruppo di persone “bianche”.
Questi sguardi, seppur difficili da decifrare, si sono sempre poi trasformati in sguardi di gioia, accompagnati da un sorriso e da una manina che si alzava per salutarci.
Ad ogni bambino che ci salutava, noi rispondevano a gran voce!
Questi bambini spesso erano in gruppi di tre o quattro, tutti di diverse età, dai 2 anni circa fino all’adolescenza. Il pensiero che questo sia la normalità mi fa un po’ strano ma allo stesso tempo mi emoziona.
Anche i due giorni che abbiamo passato al centro sono stati davvero forti a livello emotivo. Abbiamo avuto la grande opportunità di conoscere moltissime famiglie e bambini ai quali hanno diagnosticato una disabilità motoria grave.
L’essere entrato a contatto con tutte le persone che ho incontrato fin ad oggi (compresi Simonetta ed Enrico) penso sia stato importantissimo per me e per la mia crescita come persona. Ognuno di loro ha una storia dalla quale trovo sia utile prendere un qualcosa e farne tesoro.
Auguro al me stesso del futuro di riuscire proprio a fare tesoro di quello che sto imparando qui in Zambia tutti i giorni e di riuscire a migliorare me stesso sempre di più.
Riccardo