Sono in Brasile ormai da tre settimane e a volte pensandoci mi sembra ancora impossibile. È inevitabile soffermarsi a riflettere sulla fortuna che ho ad essere qui e a quanto questa esperienza sia unica nel suo genere. Non tutti possono dire di aver attraversato l'oceano Atlantico, di aver camminato sulla linea dell'equatore, di aver visto con i propri occhi panorami e ambientazioni da film, di aver visto pappagalli volare liberi nella natura, di aver navigato sul Rio delle Amazzoni o di aver ammirato i colori e le luci della foresta amazzonica nel giorno del proprio compleanno. Non tutti, io invece sì, e, prima di tutto, questo è un grandissimo privilegio.
In queste settimane mi è spesso capitato di riflettere su questo aspetto e anche di fare confronti con il mio paese, l'Italia; poi però mi sono subito resa conto che il confronto non ha alcun senso. I bambini italiani hanno talmente tanti stimoli che arrivano quasi ad annoiarsi. Qui invece basta davvero poco per vedere nei loro occhi la gratitudine, anche quando mi sembra di non aver fatto nulla di speciale o comunque non abbastanza per meritarmi tutto questo. Il loro genuino e spontaneo bisogno di qualcuno che dedichi loro del tempo e che sia lì davvero solo per loro è impagabile. Il difficile quindi non sta tanto nell'organizzazione delle singole attività o nella lingua (anche se non è stato semplice, soprattutto all'inizio) ma più nell'entrare in contatto con questi bambini e osservarli con amore, tra abbracci, balli e canzoni, mettendo da parte il nostro mondo e quello a cui siamo abituati.
I bambini e le bambine vivono, nella maggior parte dei casi, situazioni familiari complesse e difficili; di conseguenza i loro bisogni sono estremamente differenti e la cosa più bella che possiamo fare per loro in questa colonia è entrare in relazione con loro e valorizzarli il più possibile. Un'altra cosa molto emozionante è andare a trovare i bambini che vivono nei quartieri più lontani, direttamente nelle loro case. Uno di loro, qualche giorno fa, tra un abbraccio e l'altro, mi ha chiesto se sarei tornata da lui per Natale e mi sono sentita felice al pensiero che questo bambino, almeno per un po', porterà con sé il ricordo della sua amica "Sofrì" venuta dall'Italia... io sicuramente me lo ricorderò per tutta la vita... così come non mi dimenticherò la chiacchierata con le ragazzine dell'interior, sedute davanti al rio a parlare di sogni e di futuro.
Non so quante altre persone ed emozioni incontrerò in questo viaggio ma voglio scoprirle e viverle al massimo, cercando, nel mio piccolo, di lasciare una traccia del mio passaggio in questa magnifica terra.
Sofia